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Euro 2016: Museo d’Orsay e trasferimento a Bordeaux


LL’euforia e l’adrenalina in circolo non si spengono con la cena, consumata in un pub sotto l’hotel (rumsteak  e ratatouille di cipolle più le immancabili patate, annaffiate da una pastosa e gustosa birra nera in bottiglia), tra una cosa e l’altra mi addormento all’una, alle cinque sono sveglio con un principio di naso chiuso e catarro, il resto della notte passa in dormiveglia, mi prendo una bustina di Brufen.

Alle nove  mi alzo scocciato, stanco e incazzato, faccio una doccia rapida, chiudo le valigie e consegno le chiavi della stanza.

Passo alla stazione Gare de Nord  ad acquistare il biglietto per Bordeax, faccio colazione con cappuccino ed una pasta alla mela e prendo la metro 4 fino a Saint Michel, poi la Rer C fino al museo d’Orsay.

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La fila, tra una cosa e l’altra, compreso la perquisizione di tipo aeroportuale, richiede quasi mezz’ora, poi finalmente entro nel museo.

L’edificio era in origine una stazione ferroviaria inaugurata nel 1900 per l’Esposizione Universale  e permetteva ai viaggiatori provenienti dal sud-est della FRancia di arrivare direttamente nel cuore della ‘Ville Lumiere’, con il tempo è però stata abbandonata e dal 1986 è stata trasformata in uno dei musei più importanti della città e d’Europa raccogliendo quadri, sculture, serigrafie, fotografie, disegni dal 1848 al 1914.

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L’immersione nell’arte è davvero totale, stanze nelle stanze contengonno capolavori di inestimabile valore e di incredibile impatto visivo, con ogni stile di quel periodo ben rappresentato dai suoi massimi esponenti.

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Impressionisti, realisti, romantici, simbolisti, neoimpressionisti, art Nouveau, accademici, c’è solo l’imbarazzo della scelta: Degas, Sisley, Monet, Moreai, Courbet, Lautrec, Van Gogh, Gauguin, Cezanne, Ingres, Signac, Delacroix sono solo alcuni dei geni della pittura che affollano le decine di stanze espositive, se3mpre stracolme di visitatori da tutto il mondo, con gli orientali su tutti.

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Tra le altre c’erano anche due monografie, con delle curate ed ampissime personali di Henri Felix Rousseau (‘Le Douanier’) e di Charles Gleyre (‘Le romantic repenti’), si rischia la sindrome di Stendahl a camminare tra quadri, sculture, cineserie, caricature, disegni, due ore e mezza volano via, riesco a vedere primo, secondo e quinto piano, i più importanti, il terzo e il quarto, ahimè li devo saltare, è tempo di rientrare.

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Dopo il percorso a ritroso rer e metro, compro uno zainetto nuovo a sostituire quello rotto e consumo in relax una semplice insalata vegetale da Subway, recupero i bagagli in hotel e riprendo la metro 4 direzione la stazione di Montparnasse da cui parte il mio treno, ci vogliono più di venti minuti ad arrivare ed almeno dieci tra scale in salita e in discesa, che con la valigia ve li raccomando, fortuna che il tapis roulant aiuta per un paio di centinaia di metri.

Sono alla fine appena le due e mezza e aspetto in ampio salone fino alle 4 quando parte il mio tgv.

Il viaggio è davvero lungo, tre ore e tre quarti e passa tra noia, dormiveglia e lo sguardo perso al di là del finestrino, dove campagne , boschi e villaggi si susseguono senza soluzione di continuità, ma è un paesaggio ben diverso, meno romantico ed accattivante di quello dell’Alta Somme.

Arrivo puntuale e mi presento in hotel , l’Ibis budget, proprio di fronte alla gare. Alla hall moderna e promettente non fa seguito la stanza che è il massimo dello spartano, un letto a una piazza e mezza con sopra di traverso un letto singolo a castello, il water chiuso in uno sgabuzzino di umn metro e venti per ottanta, il lavandino attaccato al muro nella stanza e di fianco un box doccia, senza armadio ma con solo un supporto cui sono appesi 5 appendiabiti, naturalmente non c’è neppure il phon…

 

ESco a mangiare in uno dei locali di fronte alla stazione, la Taverne du midi, scelgo il menu da 15,80 eur, una terrine di mare (due foglie di insalata e una fettina sottilissima di un patè bicolore di pesce, ed un pavè di saumon, ancora due foglie di insalata, un pezzo di salmone microscopico e del riso basmati. Vada che è un menù, ma in tutti gli altri posti i piatti erano quelli normali, mica porzioni ridotte! Fortuna che sul dolce non possono dare una porzione mini, ed è pure buono, una rondella con della crema dentro servito con il caramello.

Provo a prendere la direzione centre ville, ma la strada che vi si dirige è degradata, piena di sexy shopo e peep show di quart’ordine e, girati i tacchi me ne trorno in hotel a provare l’ebbrezza dei servizi mignon…

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Questa voce è stata pubblicata il 28 giugno 2016 da in Viaggi con tag , , , , , , , .

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